Fenomeno del workaholismo: come riconoscerlo e non farsi sopraffare

workoholismus

Lavorare duramente è spesso percepito come una virtù nella società. Ma quando l’impegno lavorativo sano si trasforma in un’ossessione malsana? Come riconoscere quando non si tratta più di efficienza, ma di una costante pressione e stress? E soprattutto: come impostare dei confini che ti proteggano dal burnout?

Cos’è il workaholismo e come riconoscerlo?

Non voglio qui presentare una definizione da manuale del workaholismo. Ma piuttosto descrivere in modo pratico, le manifestazioni, le cause e le conseguenze del workaholismo.
Il workaholismo è un’ossessione. Un workaholic lavora in modalità automatica, ignora il bisogno di riposo e pensa di essere insostituibile.

In realtà, però, un cervello sovraccarico funziona come un computer lento: si blocca, fa errori e alla fine si spegne. È necessario distinguere:

  • Manifestazioni di una sana laboriosità → Lavoro in modo efficace, riesco a riposare e a dedicarmi anche ad altre cose.
  • Manifestazioni di workaholismo → Lavoro incessantemente perché ho paura di fallire.

👉 Petra non ha preso una vera vacanza da tre anni. È sempre indaffarata, ha la sensazione che senza di lei l’azienda crollerebbe. E quando finalmente si concede un po’ di tempo libero, controlla comunque le e-mail. Si sente importante, ma in realtà è sempre esausta.

Sovraccarico: sintomi da non sottovalutare

  • Incapacità di staccare – Porti il computer portatile in vacanza “per sicurezza”? E alla fine lavori comunque.
  • Senso di colpa per non lavorare – Hai un momento di pausa e ti assale l’ansia di non fare nulla.
  • Impatto fisico – Ti svegli di notte con la testa piena di compiti? Hai spesso mal di testa? Senti una stanchezza permanente?
  • Workaholismo e relazioni – I tuoi cari si lamentano che sei sempre al lavoro, o anche quando sei a casa, i tuoi pensieri sono altrove?
  • Stress permanente – Senti la pressione di dover sempre dimostrare qualcosa e hai la sensazione di non aver mai finito?

Se ti riconosci in questo, è ora di ammettere che il lavoro ti sta probabilmente sopraffacendo. Un impegno lavorativo sano riguarda l’equilibrio.

Perché pensiamo che il workaholismo sia una virtù?

Il workaholismo viene spesso mascherato come un segno di lealtà, ambizione e impegno lavorativo. Più lavoriamo, più ci sentiamo preziosi – almeno fino a quando il nostro corpo e la nostra mente non iniziano a dire STOP.
Mettiamoci la mano sul cuore: quante volte hai sentito la frase “Controllo comunque le e-mail in vacanza.”? Oggi non è più un segnale d’allerta, ma quasi un vanto. Ma questa fierezza ha un prezzo.

maniaco del lavoro
Il workaholismo non colpisce tutti allo stesso modo. Secondo NZIP, colpisce più frequentemente le donne rispetto agli uomini e hanno anche un rischio maggiore le persone con un’istruzione universitaria e quelle che ricoprono posizioni di leadership. Perché? Il perfezionismo, la responsabilità e la pressione per le prestazioni sono spesso più elevati rispetto ad altre professioni.

Per giustificare il workaholismo, spesso ci illudiamo con questi miti:

  • Mito n. 1: Le lunghe ore significano migliori prestazioni
    Realtà: Il sovraccarico provoca errori, prestazioni inferiori e può portare a un completo collasso.
  • Mito n. 2: Il multitasking è un superpotere
    Realtà: Passare da un compito all’altro esaurisce il cervello e riduce la produttività fino al 40%, come dimostrano studi dell’American Psychological Association.
  • Mito n. 3: Il workaholismo porta al successo
    Realtà: Il sovraccarico a lungo termine non si traduce in una promozione, ma in un burnout. Le prestazioni diminuiscono, la motivazione svanisce e invece del riconoscimento arriva la stanchezza.

Workaholismo: la cura inizia comprendendo le cause

Il workaholismo non inizia nel primo lavoro, ma molto prima. Schemi profondamente radicati dall’infanzia, pressione per le prestazioni e una cultura aziendale che premia il sovraccarico – tutto questo gioca un ruolo.

👉 Educazione e norme sociali
“Sen senza lavoro non ci sono dolci.” “Prima i doveri, poi il divertimento.” Ti suona familiare? Come potrebbe non farlo, lo abbiamo sentito tutti. Queste frasi seminano in noi fin dall’infanzia l’idea che il valore di una persona si misura in base alle sue prestazioni lavorative. Quando poi da adulti ci sentiamo stanchi o abbiamo bisogno di una pausa, ci assale un senso di colpa.

Tereza è cresciuta in una famiglia dove il successo significava ore trascorse al lavoro. Quando ha iniziato la sua carriera, non sapeva che si potesse lavorare diversamente. Rimaneva a lungo in ufficio, accettava i compiti dei colleghi, fino a quando un giorno si è resa conto che non sapeva nemmeno perché lo facesse: aveva solo la sensazione che “dovesse essere così.

👉 Pressione per le prestazioni e bisogno di riconoscimento
Perfezionismo, paura di fallire, bisogno di essere indispensabili – tutti questi sono fattori scatenanti interni del workaholismo. Se abbiamo la sensazione che il riposo debba essere guadagnato, in realtà non ce l’abbiamo mai.

Fattori psicologici che contribuiscono al workaholismo:

  • Valore di sé derivato dalle prestazioni – “Se non lavori duramente e a lungo, non sei abbastanza bravo.” Le persone con questa mentalità credono che il loro valore sia direttamente proporzionale a quanto riescono a fare. Non appena rallentano, arriva il senso di fallimento.
  • Paura di fallire – Molti workaholics temono che se non lavorano al 110%, commetteranno errori o verranno superati da qualcun altro. Questa paura è spesso radicata nell’infanzia, quando venivano elogiati solo per i successi, non per gli sforzi stessi.
  • Sindrome dell’impostore – “Non sono abbastanza bravo, devo lavorare il doppio.” Le persone con questa sindrome hanno la sensazione che i loro successi siano solo frutto del caso e che prima o poi qualcuno scoprirà che in realtà non sanno fare nulla. Per questo si sovraccaricano, per “meritarsi” la loro posizione.
  • Dipendenza dal riconoscimento – I workaholics cercano spesso validazione dall’esterno. Quando qualcuno li loda per il loro impegno lavorativo, provano soddisfazione. Il problema? Questo bisogno non finisce mai e la persona si ritrova in una spirale infinita di prestazioni.
  • Paura del vuoto – Alcune persone lavorano incessantemente perché non sanno cosa fare altrimenti. Il lavoro diventa per loro una fuga dai problemi, dalle insicurezze o dalle emozioni sgradevoli. Non appena si prendono una pausa, vengono sopraffatti dall’ansia.
  • Cultura aziendale e pressione collettiva
    Studi dimostrano che un ambiente di lavoro competitivo e le richieste perfezionistiche aumentano significativamente il rischio di sviluppare workaholismo. Non si tratta solo di ciò che ci si aspetta da noi – spesso siamo noi stessi a cercare di dimostrare continuamente il nostro valore con ore extra e prestazioni.

Ambiente di lavoro tossico: Quando il lavoro diventa una trappola

A volte siamo noi stessi a causare il workaholism, ma spesso ci spingono a farlo le regole non scritte sul lavoro. Come riconoscere che il lavoro ti sta lentamente prosciugando?

  • Straordinari come norma
  • Confini poco chiari – Si aspetta che tu sia disponibile anche la sera e nei weekend.
  • Confronto con gli altri colleghi e pressione
    “Marco lavorava in un’azienda in cui il capo faceva commenti del tipo: «Sei già in partenza? Noi qui continuiamo a lavorare». E così Marco rimaneva. Non perché avesse più lavoro, ma perché temeva cosa potessero pensare gli altri.

Manipolazione: Come possono portarti dove non vuoi?

Alcune aziende (e persone) sanno giocare bene con il tuo ego e il tuo senso di colpa. Come si presenta?

  • Estorsione emotiva – “Pensavo fossi un giocatore di squadra…”
  • Attacchi all’ego – “Se non lo fai tu, chi altro?”
  • Confronto con i colleghi – “Gianna ha lavorato 10 ore in più di te…”
  • Minacce velate – “La direzione nota chi lavora davvero.”

Come uscirne?

Il workaholism non è un destino inevitabile, ma un’abitudine che può essere cambiata. Se hai la sensazione di essere in un ciclo infinito di lavoro e stress, è tempo di rivedere il tuo approccio. Non si tratta di lavorare di meno – si tratta di lavorare in modo più intelligente. Come fare?

Sloneek gestisce l'HR,
tu pensa alle persone.


Per prima cosa, riflettete: Cosa ti spinge a lavorare costantemente? La paura di non riuscire a fare tutto? O la sensazione che se non lavori, non sei abbastanza bravo? La verità è che più ti sovraccarichi, meno sei efficace. Il cervello e il corpo hanno bisogno di una pausa, altrimenti le prestazioni calano.
Cosa fare quindi?
1.Gestione del tempo: Non lavorare di più, lavora in modo intelligente

  • Stabilisci delle prioritàCosa è davvero importante? Cosa puoi lasciare andare?
  • Lavora a blocchi – ad esempio, il metodo Pomodoro (25 minuti di lavoro, 5 minuti di pausa) aiuta a mantenere la concentrazione.
  • Delega – Non prendere tutto su di te. I colleghi sono qui anche per aiutarti – sfruttali!

2. Dì NO senza sensi di colpa
Ti hanno proposto un altro progetto, ma già ora non ce la fai? Rifiutare non è debolezza, è auto-difesa. Prova, ad esempio: “Mi piacerebbe aiutarti, ma attualmente ho le mani piene.” Nessuna scusa, nessun giustificazione. Un NO chiaro e diretto va benissimo.

Come possono aiutare le risorse umane e i manager?

Una cultura aziendale sana è fondamentale. I dirigenti dovrebbero sostenere l’equilibrio tra lavoro e vita. Come?

  • Non inviare e-mail alle dieci di sera e, se devi farlo, imposta l’invio per la mattina seguente.
  • Sostieni orari di lavoro flessibili – Non tutti sono più produttivi dalle nove alle cinque.
  • Rispetta il tempo libero dei dipendenti – Le ferie sono ferie. Punto. E al ritorno dalle ferie, il dipendente dovrebbe avere tempo per aggiornarsi sullo stato attuale della sua agenda.

Non dimenticare: Le migliori prestazioni non nascono sotto pressione e stress, ma con la mente chiara e abbastanza energia.

Il lavoro non è tutta la vita

Il workaholism non è un segno di successo, ma un vicolo cieco. Non aspettare di bruciarti. Impara a dire NO, stabilisci dei confini e ricorda: un lavoro di qualità non deriva da dieci ore in ufficio, ma da una mente chiara e da sufficiente energia.